Vallo di Diano, molti gli interrogativi sulla morte di Massimo

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Vallo di Diano, molti gli interrogativi sulla morte di Massimo

Massimo è morto perchè ha sbandato da solo e poi è rovinato sull’asfalto, con la sua Vespa 50, dopo non essersi fermato all’alt dei carabinieri? Oppure è finito a terra per effetto di una spinta, o di una circostanza ancora da accertare , nei tragici attimi di uno slalom a bassa velocità, lui senza casco?

Gli interrogativi sulla tragedia di Buonabitacolo – Massimo Casalnuovo, ventidue anni, morto sulla strada della Grancia – si accendono nella notte tra sabato e domenica tra rabbia, tensione e lacrime di questo paese del Vallo di Diano. Testimone il pm Sessa della procura di Sala Consilina, lì personalmente sullo scenario della tragedia mentre gli agenti della Polstrada di Sala Consilina, incaricati dei rilievi, a stento riescono a muoversi tra la folla – giovani e anziani – perfino il sindaco Beniamino Curcio. Tutti gridano «vogliamo verità e giustizia per Massimo».

La protesta esplode appena un’ora dopo il tragico incidente. «Come se tutto il paese – racconta il sindaco Curcio – fosse stato scosso dalla notizia ma anche dalla ricostruzione, ancora tutta da accertare, della tragedia. Non escludiamo di costituirci come parte civile qualora nell’inchiesta dovessero emergere responsabilità penali. Serenità nelle indagini ma anche fermezza». Play back. Sabato sera sul ponte del Teglio dove Massimo ha perso la vita arrivano centinaia di persone, colpite dalla tragedia, dalla morte di «una pasta di ragazzo» dicono in paese, alla vigilia di assumere le redini dell’officina meccanica di famiglia.

«Non si è fermato all’alt di una pattuglia, ha tentato di investire un militare, ha ferito ad un piede un maresciallo, ha perso il controllo del mezzo ed è rovinato a terra» è la versione dei carabinieri. «No, Massimo è sbandato ed è finito a terra perchè spinto da uno dei militari. Non è morto subito. Era agonizzante e dicevano di lui: lasciatelo stare, finge» accusano i giovani.

Sono oltre cento, praticamente tutti i giovani del paese, facce pulite, che ora si costituiscono in comitato spontaneo per la «verità e la giustizia» sull’incidente che finirà in Parlamento con una interrogazione della deputata radicale Rita Bernardini.

Indaga la procura di Sala Consilina: il pm Sessa nella notte sente personalmente i testimoni oculari dell’incidente, Enrico ed Emilio, due giovani che erano stati già fermati dalla stessa pattuglia dei carabinieri. Uno dei due avrebbe confermato uno slalom di Massimo tra i due carabinieri (un appuntato ed un maresciallo) ma non a velocità sostenuta.

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