E’ scontro aperto a Camerota, Scarpitta: «Lupo perde maschera da agnello. Ora dimettiti»

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E’ scontro aperto a Camerota, Scarpitta: «Lupo perde maschera da agnello. Ora dimettiti»

Tiene banco la sfida a colpi di manifesti e post su Facebook nel comune di Camerota. Dopo il manifesto di due membri dell’opposizione, Guzzo e Del Gaudio, e dopo la risposta della maggioranza, arriva il volantino di Scarpitta, consigliere indipendente di minoranza. Quando il terreno di proprietà della famiglia Guzzo è tornato ad essere dei cittadini di Camerota, Scarpitta ha preso le distanze dai due terzi dell’opposizione. Guzzo e Del Gaudio, membri anche del Pd locale, hanno chiesto la restituzione di oltre 500 mila euro al sindaco e al suo braccio destro dopo che quest’ultimi hanno ricevuto una ingiunzione di messa in mora dalla Corte dei Conti di Napoli. La maggioranza, nel secondo manifesto apparso a Camerota, ha chiesto a Guzzo e Saturno, segretario del Pd locale, «di tacere in merito a certe vicende perchè proprio loro due non potrebbero parlare di questi argomenti». 

Questa mattina nei bar del paese e in altre attività commerciali è apparso il volantino a firma di Mario Scarpitta. Nero su bianco si legge: «Tre anni or sono in una accesissima campagna elettorale, i cittadini di Camerota si divisero esattamente a metà, decretando – di stretta misura – la vittoria di un gruppo che, proclamando innovazione e rinnovamento, ha portato in realtà solo riverberi di infelici ricordi di un passato che era meglio fosse rimasto tale». «La lista ‘Un’altra Camerota’, in assenza di altri argomenti, – ecco il riferimento al terreno restituito ai cittadini dalla famiglia Guzzo – fu attaccata poichè al suo interno figurava un candidato la cui famiglia, si diceva, aveva sottratto illecitamente beni e terreni al patrimonio comunale. Chi scrive, fedele ai suoi principi e aggrappato alle sue certezze – va avanti Scarpitta – fiero del proprio agire e orgoglioso del suo pensare, è stato inizialmente garantista, marcando però immediatamente differenza e distaccandosi un minuto dopo la pronuncia giudiziaria definitiva sui fatti come denunciati. Perchè la coerenza, anche in politica, è virtù di pochi». 

Il volantino prosegue e da un fatto di cronaca recente, si passa ad un altro altrettanto recente: «A distanza di qualche mese, però, capita che la Corte dei Conti accerti danni erariali assai consistenti e – per fatti più o meno risalenti, ma ai più da sempre conosciuti – condanni l’attuale sindaco a restituire (per ora) oltre cinquecentomila euro, vale a dire più di un miliardo delle vecchie lire. Il lupo perde la maschera dell’agnello, dunque, rivelando a tutti quel che in realtà davvero è: una calamità naturale, piombata come un meteorite a distruggere quel che di buono e sacro era rimasto. E mentre la magistratura chiarisce che il primo cittadino (non da solo) ha sottratto al Comune di Camerota ingenti somme – scrive Scarpitta – quei ragazzi che predicavano innovazione e rinnovamento, dove sono? Se le pratiche individuali divergono alle prediche urlate dai palchi ed avellano l’azione politica di chi ha voluto e fatto male al paese che indegnamente amministra, allora davvero l’incoerenza diventa sistema. Avallare una azione illecita significa, in un certo senso, approvarla, apprezzarla, favorirla, diventarne complice. C’è chi, come il sottoscritto, prende le distanze, preferendo la coerenza, ci sono altri, evidentemente, che rimangono seduti, preferendo la convenienza. Ma il tempo, si sa, è galantuomo, restituisce tutto a tutti». Poi la richiesta: «E se l’unica scelta da fare per il primo cittadino, a questo punto sarebbe quella di dimettersi, i suoi compagni di viaggio avrebbero cinquecentomila euro, pardon, motivi, per favorire tutto ciò. Unica scelta, dunque, un miliardo di motivi. Per il bene di Camerota – conclude – o almeno di quel che è rimasto. Paese che tace, paese che muore».

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