Inchiesta Camerota: Cammarano e Abbate fuori dal carcere

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Inchiesta Camerota: Cammarano e Abbate fuori dal carcere

Rosario Abbate e Fernando Cammarano sono stati accompagnati dal carcere di Fuorni ai domiciliari. L’ex assessore e il commercialista sono torni rispettivamente a Licusati e Camerota paese. Entrambi sono stati arrestati la mattina del 16 maggio scorso, quando le sirene delle gazzelle dei carabinieri della compagnia di Sapri e della stazione di Marina di Camerota, sono piombate in più paesi del Cilento per notificare 12 misure cautelari. In carcere, insieme all’ex sindaco Antonio Romano, finirono anche Rosario Abbate e Fernando Cammarano. Come per Romano anche per quest’ultimi, il gip ha accolto le richieste avanzate dai legali e ha disposto per entrambi la misura cautelare degli arresti domiciliari. Romano, Abbate e Cammarano, come per Michele Del Duca, Ciro e Antonio Troccoli, si trovano ora ognuno nelle proprie abitazioni.

Un passo indietro
Una lunga e complessa indagine denominata Kamaraton ha permesso di svelare un «collaudato sistema criminale», basato su logiche affaristiche e clientelari, funzionale alla spartizione illecita di appalti a favore di imprenditori amici. A finire nei guai, a vario titolo, sono stati due ex sindaci di Camerota, ex assessori ed ex consiglieri, accusati di una serie di reati contro la pubblica amministrazione. L’indagine – che scaturisce da un accertamento inerente l’appropriazione dei proventi della Tosap da parte di funzionari pubblici del Comune di Camerota – ha consentito di fare luce su un presunto «sistema criminale» secondo gli inquirenti finalizzato alla metodica spartizione delle gare d’appalto comunali, sistematicamente indirizzate a favore di società riferibili agli stessi amministratori o, comunque, a soggetti compiacenti o, comunque, «vicini» all’amministrazione comunale. Per la procura si tratta di un sistema «grezzo ma estremamente efficace»: per i peculati, ad esempio, veniva rilasciata «regolare ricevuta». Era stata creata una vera e propria «rete» in grado di controllare la quasi totalità delle gare di appalto del Comune di Camerota, pilotandole verso società con a capo imprenditori collegati agli amministratori, da amicizia, vincoli di parentela o comuni interessi economici. Gli imprenditori, in cambio, fornivano agli amministratori somme di diverse migliaia di euro, assumevano personale indicatogli dagli amministratori stessi, eseguivano gratuitamente lavori edili privati, fornivano pass gratuiti per parcheggi e ormeggi gratuiti durante il periodo estivo. Si è appurato anche il sistematico ricorso alla falsificazione del bilancio comunale attraverso false attestazioni sull’avvenuto rispetto del patto di stabilità dal 2012 al 2015 certificando con delibere della giunta comunale, ogni anno, l’avvenuto rispetto dell’obiettivo prefissato.

Cosa succede ora
Tutti gli indagati aspettano le eventuali richieste di rinvio a giudizio che il pm potrebbe depositare presso la cancelleria del gip, al quale segue per decreto, entro 5 giorni, la fissazione della data dell’udienza stessa, che non può superare il limite di trenta giorni da quella del deposito e si svolge in camera di consiglio, alla presenza necessaria del pubblico ministero e del difensore dell’imputato. L’udienza preliminare è anche il luogo di celebrazione di due dei cinque riti alternativi previsti dal diritto processuale penale,  il patteggiamento e il rito abbreviato che prevede la riduzione di un terzo della pena e si svolge sugli atti del pubblico ministero e del difensore. Almeno tre giorni prima della data fissata per l’udienza, l’imputato può chiedere che si proceda con giudizio immediato.

Invece, entro il termine di 10 giorni dall’udienza, deve essere notificato l’avviso di udienza alle parti e si devono formalizzare gli atti introduttivi dell’udienza. In udienza preliminare il gup decide chi mandare alla sbarra (quindi a processo) e chi prosciogliere dalle accuse optando per il ‘non luogo a procedere’.

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