Ostigliano: la processione delle lanterne, rituale scomparso

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Ostigliano: la processione delle lanterne, rituale scomparso

In occasione delle principali ricorrenze liturgiche, le stesse erano caratterizzate dalla presenza di un particolare rituale. E’ il caso, ad esempio, del tradizionale volo dell’Angelo, come accade ancora oggi in concomitanza della festa patronale a Rutino (per San Michele), ad Eredita (per San Giovanni), a Camella (per San Nazario) e così via. Altre usanze caratterizzano il periodo dell’evento, ed altre ancora si innestano direttamente nel momento di massima espressione, ossia le tradizionali processioni. Tuttavia, buona parte di queste antiche forme di espressione culturale, sono ormai in disuso e talvolta non sopravvivono più nemmeno nella memoria dei più anziani. È il caso, quest’ultimo, della “processione delle lanterne”, che un tempo si teneva ad Ostigliano in occasione della festività patronale dedicata a San Giovanni Battista.

“La processione delle lanterne”, simbologia rurale e cristiana.                                                                                                                                                                                                                    D’indubbia origine è l’ormai scomparso rituale “delle lanterne”, il quale nel corso del tempo si era fortemente affermato nel panorama tradizionale di questa piccola comunità, tanto da averne identificato l’intero iter processionale, chiamato per l’appunto “processione delle lanterne”.
Avveniva il 23 del mese di Giugno, vigilia del giorno riconosciuto nel calendario liturgico come festività di San Giovanni Battista.
Il nome trae origine dall’usanza di aprire il corteo processionale con una schiera di 24 persone ognuna delle quali recava una lanterna accesa. Il numero, ovviamente, non è casuale, ed oltre a ricordare la data della ricorrenza, simboleggiava le ore del giorno. La ricostruzione del nome è abbastanza facile ma non è allo stesso modo semplice risalire con esattezza ai significati. Dunque, non ci è dato sapere con certezza se era strettamente collegato ad una sorta di rito propiziatorio o comunque era calcato su un più antico rituale di stampo pagano. Deduciamo, invece, che sia in seguito stato trasbordato nel mondo cristiano, associandolo in modo definitivo alla ricorrenza religiosa. Unico dato certo è l’elemento di unione fra i due mondi: il numero 24, che, come abbiamo visto,  da un lato, quello cristiano, ricorda la data della ricorrenza e dall’altro, quello pagano, è legato alle ore del giorno. Da quest’ultimo possiamo non escludere che esso sia stato in passato una forma espressiva forse additabile come “rito propiziatorio”, al fine di garantirsi un buon raccolto nell’annata, magari dei “fichi bianchi”, prodotto tipico dell’economia locale, almeno fino alla prima metà del 900 scorso. 
Rimane senza dubbio come muto testimone di un passato rurale e fortemente attaccato ad una realtà ormai lontana, ove “uomo e tradizione” costituivano un legame indissolubile evocato sulla coscienza di antiche credenze popolari.

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