Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte IV)

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Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte IV)

I rituali legati al culto di San Vito sono molto intensi, special modo nelle terre ove il Santo è particolarmente radicato nella devozione popolare. In questo contesto ci occuperemo dei rituali “vitiani” ad Eboli, nel Cilento e ovviamente ad Ostigliano, luogo da cui la nostra indagine è partita.

La tradizione ebolitana. Al sito di “San Vito al Sele”, sin dai tempi più lontani e almeno fino ai primi decenni del  ‘900, affluivano numerosi pellegrini in occasione della ricorrenza. Ai rituali di carattere liturgico, come le consuete celebrazioni e la processione, la benedizione degli animali e altre forme espressive di devozione, manifestate soprattutto tramite ex voto, si affiancava il ridente “mercato”: un’antichissima fiera che si protraeva per più giorni, e richiamava migliaia di persone.

La vendita delle merci si svolgeva nello spiazzo antistante la costruzione e si componeva di mercanti provenienti da ogni parte. Dopo un costante declino, che si è protratto fino a pochi anni fa, la comunità ebolitana ha in parte reintrodotto i rituali legati a San Vito. Ad oggi, oltre ai momenti liturgici, la ricorrenza è affiancata ad un ricco programma civile.

San Vito e il Cilento. Diversi sono gli altari del Cilento che s’innalzano al nome di Vito; il culto verso il martire lucano, tuttavia si presenta stratificato nella zona, poiché, si è innestato in periodi e modi diversi. In alcuni villaggi del comprensorio, il suo ricordo rimane solo nella memoria popolare o è del tutto scomparso, in altri centri si presenta assai ridimensionato rispetto al passato, e in altri ancora, pur essendo a tutt’oggi esistente, è molto limitato come a Pellare, a Stio, a Felitto e ad Ostigliano.

Rappresentativo è di sicuro l’iter devozionale praticato a Felitto. Nel territorio di questo comune, sulle sponde del fiume “Pietra”, sorge una piccola cappella dedicata a San Vito Martire. La costruzione venne eretta in tale posizione probabilmente per simboleggiare il luogo del martirio, avvenuto sulle rive dell’antico Silaro, secondo la tradizione.

In occasione della ricorrenza, la comunità felittese si reca in processione al santuario il 13 del mese di giugno, prima di onorare la memoria del Santo patrono in paese, il giorno 15, dopo essere ridiscesi sulle rive del fiume. I rituali cristiani sono ciò che rimane dell’antico fasto. Anche a Felitto, come ad Eboli, un tempo si teneva mercato nel giorno della ricorrenza.  

Il culto di San Vito ad Ostigliano. Ad Ostigliano è stato assai significativo il culto del martire lucano, almeno fino al calare dell’800. Durante il ‘900 ultimo scorso, invece, i fasti legati alla ricorrenza, hanno subito un lento e inarrestabile declino, che ad oggi si traduce in sporadiche – e in un certo qual senso – “forzate” rivalutazioni. Cosa ha di diverso il culto ostiglianese rispetto alle altre località? E soprattutto quali sono gli elementi di unione con il culto ebolitano e i restanti? Iniziamo con il rispondere a quest’ultima. Oltre ai classici rituali cristiani, compresa la solenne processione, in occasione della ricorrenza vi era la benedizione dei pani: un rituale questo, forse calcato su più antiche usanze, presumibilmente legate alla benedizione degli animali domestici, essendo San Vito riconosciuto anche come protettore dei cani, e non a caso, nell’iconografia più classica, la sua effige viene riprodotta affiancata da uno o due cani di piccola taglia.
Non con certezza, invece, possiamo affermare che un piccolo mercato vi si teneva al dì della festa. Di sicuro qualche alone rimane nella memoria popolare e in un esiguo tentativo di “riconversione delle tradizioni” che ad oggi viene espletato in una sorta di piccola fiera nella località che porta il nome del martire.
Ed ecco che i rituali rispecchiano in pieno la cultura ebolitana.

A differenza dei restanti luoghi di culto della zona, ivi compreso quello ebolitano, singolare è l’annotazione fatta dal vescovo dell’epoca sul finire dell’800. Il vicario ad Ostigliano notava oltre all’immagine di San Vito, la presenza di altre due statuette, raffiguranti Modesto e Crescenzia. La notizia non passò inosservata, tanto da essere stata presa in carico e trascritta da diversi studiosi a suo tempo, lasciando una traccia indelebile nella storia locale. Anche per ciò che concerne il luogo marianus, ove secondo la leggenda il corpo di Vito giace, Ostigliano si espone. A poca distanza dal centro abitato, esiste una piccola cappella dedicata alla Madonna del Rito, dall’indubbia provenienza. L’immagine di San Vito, oggi è custodita nella chiesa madre, ma un tempo campeggiava nella sua cappella, situata nell’omonima località. Di essa si ha notizia fin dal XII secolo, e per tale motivo la sua erezione non può essere posticipata oltre tale date. Bisogna, però, aspettare l’800 per avere conferma della presenza in essa dei simulacri di San Vito, Modesto e Crescenzia. Non sappiamo se essa sia stata diruta per cause naturali o ad opera di terzi; in quest’ultimo caso per dare spazio all’attuale struttura cimiteriale posta proprio in località San Vito e dove ad oggi viene celebrata messa in occasione della ricorrenza.

Puntate precedenti:

Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte I)

Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte II)

Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte III)

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