‘Grazie Bortone’, Camerota s’interroga sui manifesti apparsi di notte in paese

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‘Grazie Bortone’, Camerota s’interroga sui manifesti apparsi di notte in paese

Un foglio A4 bianco, quello che si usa nelle stampanti in ufficio, grande più o meno quanto quello dei quaderni di scuola, e una scritta rossa, molto semplice, con un font comune: «Grazie Bortone». Sono i cartelli affissi nella notte tra giovedì e venerdì a Camerota capoluogo. Il perchè non è noto ma tra le stradine del borgo cilentano qualcosa aleggia. Il chiacchiericcio, dalle prime ore dell’alba, è molto fitto ma, tranne un post pubblicato sui social da un cittadino di Licusati, non trapela molto. Queste sono cose che si tengono lì, dinanzi ai bar, tra i caffè che inaugurano la nuova giornata e i mazzi di carte napoletane. Bortone è un cognome molto noto da queste parti, dalla piazzetta di San Vito alle pendici del castello medieovale. E’ il cognome dell’ex sindaco, Domenico, eletto il 7 giugno del 2009 e sfiduciato dalla sua maggioranza un paio di anni e mezzo dopo. E’ medico di professione e la sua lista, ‘Impegno per Camerota’, ebbe la meglio su quella del compianto Francesco Leo (Forza Camerota), dell’ex sindaco Antonio Romano (Insieme Cambierà) e di Mattia Del Duca (La voce del popolo).

Ora i ruoli sono un po’ ingarbugliati. Le carte sul tavolo sono state mischiate e rimischiate. Ad esempio Romano è finito in manette nell’inchiesta Kamaraton che lo scorso 16 maggio ha provocato un terremoto giudiziario a Camerota con la notifica di ben 12 misure cautelari nei confronti di altrettanti soggetti che appartenevano o ruotavano attorno all’amministrazione da lui capeggiata insieme ad Antonio Troccoli. Di quella vicenda due persone sono rimaste in carcere, a Fuorni, (Fernando Cammarano e Rosario Abbate) mentre quattro sono ai domiciliari (gli stessi Troccoli e Romano e il figlio di Troccoli, Ciro, e anche Michele Del Duca).

Non ci sono molte teorie sull’affissione di questi cartelli. Il nostro giornale è riuscito a raccoglierne addirittura solo una che, è bene ribadirlo, resta solo una ipotesi, una ‘voce di paese’, che però trova riscontro su più bocche e che, nello stesso tempo, unirebbe con un filo immaginario l’inizio delle indagini che hanno portato a questi arresti, con il sindaco-dottore. Lo stesso Bortone che nel 2011 finì in una vicenda giudiziaria con la quale lui stesso giurò «di non c’entrare nulla».

Siamo nel novembre del 2011 quando al Comune di Camerota il ragioniere, neo entrato, si accorge che manca circa un milione di euro dalle casse dell’ente. Stila un report e lo consegna nella mani dell’allora sindaco Bortone. Nella relazione si legge: «Questi sono soldi finiti nelle tasche di una decina di impiegati comunali». Secondo il ragioniere «questa cifra è stata suddivisa e finita dal conto del municipio a quello di impiegati come indennità dei progetti-obiettivo». Bortone subito dopo i fatti dichiarò: «Si tratta di una indagine che non è rivolta contro qualcuno, ma a favore della collettività». E fu proprio lui, infatti, a denunciare l’ammanco e a convocare una conferenza stampa per rendere noti i fatti. Nel settembre del 2013 la procura notificò 13 avvisi di conclusione delle indagini. Si trattava di sei politici e sette tra impiegati e funzionari. Tra gli indagati figuravano, oltre al nome dell’ex sindaco Bortone, anche quello di Antonio Troccoli e Antonio Romano. «Sono stato io a denunciare l’ammanco milionario dalle casse comunali – dichiarò all’epoca Domenico Bortone al quotidiano Il Mattino -. Ora vengo collocato nella stessa inchiesta. Non mi va bene e non posso accettarlo in silenzio. Era mio dovere farlo c’erano troppe anomalie nelle carte della ragioneria».

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