I dipinti di Giovanni Tancredi

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I dipinti di Giovanni Tancredi

Il Cilento, terra poliedrica ed eterogenea, spesso esaltata per le sue bellezze naturali, a volte denigrata per la scarsa attenzione rivolta a queste stesse bellezze che dovrebbero essere volano del territorio che rappresentano, essendone inestimabile patrimonio e ricchezza, nasconde nei suoi vichi, tra i sentieri di montagna, nelle case che sporgono sul mare, tanti volti, fatti di voci, musica, colori, tanti volti che sono l’anima dell’ormai famoso Parco Nazionale del Cilento e Vallo di Diano.

Tanti i nomi di coloro che possiamo definire grandi artisti, di coloro che parlando del Cilento o portando semplicemente il Cilento nel cuore, sono riconosciuti oggi a livello nazionale, ma oltre a costoro molti altri, ispirati dallo sciabordare del mare, dalle vette innevate o dai mandorli in fiore, dalle rocce ricche di vegetazione o da un gabbiano che vola libero nel cielo, hanno prodotto e continuano a produrre delle vere e proprie opere d’arte.

Canzoni, poesie, quadri ma anche oggetti di artigianato, fotografie sono il contorno che rende ancora più caratteristica la terra cilentana.

Giovanni Tancredi nasce ad Ascea il 21 marzo del 1949 e dopo aver trascorso diversi anni della sua giovinezza in giro per il mondo, dalla Germania all’Australia, in cerca di lavoro, si stabilisce ad Ascea Marina, paese dove decide di vivere e di formare famiglia.

All’età di 50 anni scopre di avere una grande passione e decide di coltivarla: dipingere.

Partecipa a diversi corsi di formazione ai quali segue una personale attività, praticata a casa sua o in posti all’aperto che finiscono per essere i soggetti delle sue creazioni.

Ama dipingere in particolar modo paesaggi, campi di grano, scogli, dune e vette imbiancate, il mare in tempesta e il sole che si cala nell’acqua, paesaggi sempre caratterizzati da un particolare che rende esclusivo il dipinto.

Lavora con diverse tecniche: ad olio, a tempera, ad acquerello e partecipa a mostre locali e ad estemporanee di pittura.

Come e perché ha iniziato a dipingere?

Il disegno e la pittura mi hanno affascinato sin da ragazzo. Quando i miei figli erano piccoli, mi divertivo a disegnare oggetti, macchinine in particolar modo, attraverso le quali inventavo storie da raccontare loro, ma non mi ero mai cimentato nella pittura effettuata con pennelli e colori fin quando non decisi, non molti anni fa, di partecipare, come le ho detto, ad un corso.

Appresi i rudimenti delle diverse tecniche e così iniziai a scarabocchiare su fogli di carta.

Dipingevo volti presenti su una pagina di un giornale, particolari di qualche fotografia o semplicemente oggetti che mi circondavano. Poi ho scoperto i paesaggi e da quel momento ho capito che questi sono i soggetti che mi ispirano.

Cosa rappresenta per lei la pittura?

La pittura per me è un momento di evasione. Quando mi siedo con la tavolozza dei colori tra le mani e il cavalletto di fronte, mi estraneo dal mondo che mi circonda ed entro nel luogo che voglio realizzare con i colori. Spesso quel luogo è realmente esistente, perché adoro dipingere soprattutto scenari del Cilento e quindi della terra nella quale vivo, ma quando hai l’immensità dei colori tra le mani, tutto cambia, tutto può diventare uno stato d’animo, un’esperienza vissuta, un’emozione.

Crede che artisti si nasce o ci si diventa?

Sicuramente artisti si nasce però coltivare le proprie passioni può generare l’artista che è dentro ognuno di noi. C’è chi per doti naturali sembra sia nato per dipingere, per cantare, per scrivere e chi invece non pensa di avere alcuna affinità con attività del genere fin quando non ne scopre la straordinaria forza.

L’arte è in ognuno di noi, per questo mi sento di dire, soprattutto ai giovani, di ascoltare la voce che bussa nel petto, perché è lì che risiede la vera essenza di ognuno di noi, perché ognuno di noi è l’artista del proprio destino e non solo, l’artefice.

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