Il Cilento delle leggende. Li Munacieddi..tra fascino e mistero

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Il Cilento delle leggende. Li Munacieddi..tra fascino e mistero

Il Cilento è terra di storia, miti e leggende… tra le leggende, una delle più affascinanti è indubbiamente quella legata ad una figura magica e misteriosa: li munacieddi.
Anzitutto è sbagliato considerare questo ormai mito un’esclusiva cilentana, poiché le sue origini sono rivendicate con orgoglio dalla città partenopea: è a Napoli che nasce la leggenda. Ma il Cilento ha le proprie versioni con le sue suggestioni. Ancor più, studi recenti hanno mostrato che addirittura è ai tempi delle colonie greche nel Cilento che bisogna ricercare l’origine dei “munacielli”, ma è molto discutibile tale considerazione e pertanto bisogna attenersi alle leggende che ci sono state tramandate  in tempi più recenti. Tuttavia, il “fenomeno munacieddi”, visto in un’ottica più ampia, non si limita alla zona napoletana e cilentana, né si limita all’intera regione e l’Italia meridionale in generale ma è approdata ben oltre i confini nazionali e addirittura leggende simili le ritroviamo in paesi d’oltreoceano.
Se pur con varianti, nella mitologia nordica una leggenda simile ruota intorno alla figura di un folletto, benigno o malefico, secondo le varie versioni e le varie aree territoriali in cui si è sviluppata. Simili anche le accezioni d’oltreoceano. In questi casi però, ci scostiamo molto dalle versioni nostrane: unici tratti comuni sono il soggetto “di piccola statura”, che sia uomo o folletto e l’atteggiamento spesso dispettoso, se così lo possiamo definire per sintetizzare.
Premesso questo, l’origine va in ogni caso ricercata nella città in cui questa leggenda è ormai storia e qunque Napoli. Le accezioni legate alla nascita dei munacielli a Napoli, sono diverse. Fra le più note e accreditate vi è senza dubbio quella che orbi-ta intorno ad un evento che si sarebbe verificato nella prima metà del 1400. Narra dell’infelicità di una certa Caterinella, appartenente ad una famiglia napoletana benestante, la quale fu rinchiusa in convento dopo che il suo sposo venne assassinato perché non gradito alla famiglia. La fanciulla diede alla luce un bambino dalle sembianze strane e per nascondere le sue difformità vagava succinto dell’abito tipico dei monaci che gli era stato dato dalle suore. Morì in tenera età afflitto da un grave malanno, nonostante il quale era noto per la sua vivacità. Da allora pare che la gente continuasse a vederlo in posti diversi e col tempo iniziarono ad attribuirgli poteri magici. Altra leggenda, che ha due varianti, ha per sfondo “i pozzi d’acqua”. La prima accezione afferma che il munaciello sia stato l’antico gestore dei pozzi d’acqua, il quale riusciva grazie alla sua bassa statura ad entrare nelle case passando attraverso i canali che servivano a calare il secchio. La seconda accezione, legata a questa variante, vuole che  “l’ometto” facesse un vero e proprio mestiere: ripuliva i pozzi su commissione e a domicilio. Il suo calarsi e risalire, dava l’impressione di scomparire e riapparire. A lavoro ultimato la mancata retribuzione era ricambiata da burla e dispetti.
Importante è l’ipotesi sostenuta anche dagli occultisti e da numerosi studiosi, la quale vede “il munaciello” nient’altro che un demone malefico, che la credenza popolare ha trasformato col tempo in demone benefico. Qualunque sia la giusta risoluzione rimane inspiegabile e di un fascino indiscutibile. Ritorniamo sul caso cilentano. Nel nostro Cilento “lu munacieddo” è padrone incontestato delle leggende locali. Nato probabilmente sotto forma pagana è arrivato ad oggi in sostanza “cristianizzato”, poiché si pensa che le sue origini riferite al caso cilentano, vadano ricercate nelle venuta e nella diffusione del monachesimo nel Cilento già a partire dal VI secolo d.C.. Stando alle testimonianze “di chi l’ha visto” e alle storielle che ci hanno tramandato, il signor “munacieddo” è sempre descritto come di bassa statura e ricoperto dal saio tipico dei monaci; si deduce sia gobbo e in parte deforme, ma mai si fa cenno ai tratti somatici del viso; insomma: no si sa che faccia ha! Spostandosi di paese in paese, ogni comunità custodisce la sua versione, e a mutare, oltre ai fatti, spesso è anche il nome: c’è chi parla di munacieddi, chi di spiritielli e così via. A sfondo delle varie narrazioni, il contesto d’azione preferito sembra essere l’ambiente domestico ma si manifesta an-che al di fuori di queste mura. Le sue malfatte sono di vario genere: furti in quantità, mangia le zeppole appena fritte, appare puntuale all’ora di pranzo, infastidisce la notte… Spesso intere famiglie, straziate dalla presenza assidua di questo “esserino”, dopo averle provate tutte decidono di trasferirsi altrove ma nel traslocare ecco all’improvviso apparire il munacieddo che esclama gioioso: <<si cambia casa!>>!! <<Voi dite che è tutta una leggenda? Un’invenzione?>>, di sicuro “i munacielli” hanno una storia plurisecolare e con la storia hanno avuto a che fare, se addirittura Francesco II, ultimo Re di Napoli, ne era infastidito…    

 

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