“Napoli Manicomio”: intervista a Clementino in occasione della sua data all’ECO/MUSIC di Agropoli

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“Napoli Manicomio”: intervista a Clementino in occasione della sua data all’ECO/MUSIC di Agropoli

In occasione della sua data ad Agropoli all’ECO/MUSIC Festival, di cui è stato headliner insieme ai Bud Spencer Blues Explosion, abbiamo fatto qualche domanda al rapper partenopeo che con il suo flow ha già fatto scuola.

D: Stiamo aspettando con ansia l’uscita del nuovo disco, il nuovo album che ha il difficile compito di far da seguito a “Napoli Manicomio”, perla del nuovo rap italiano. Ci sono tante collaborazioni: Ill Bill, Mama Marjas, The Rugged Man fino ai tuoi fedeli compagni Videomind. Vuoi parlarci brevemente di quello che sarà “I.E.N.A.”?
R: Il difficile compito di superare “Napoli Manicomio” non esiste, perché se oggi lo ascolto mi fa cacare. Questo succede non perché sia brutto, ma perché mi suona vecchio. È un disco uscito nel 2005-2006, scritto nel 2004, quindi sicuramente non potevo fare peggio perché a quel punto sarebbe stato un problema. “I.E.N.A.” vuol dire “Io E Nessun Altro”. Praticamente è la mia vita, il mio ultimo anno di vita umana, artistica e sociale. Nell’ultimo anno ho messo giù questi pezzi partendo dal primo pezzo scritto, “La Mia Musica”, del quale è stato fatto un video. La particolarità è che il singolo è uscito un anno prima, anziché una settimana come tutti i dischi. Si chiama “Io E Nessun Altro” perché mi sono chiuso in me stesso. Un viaggio introspettivo, non proprio come riferimento alla droga, ma un viaggio introspettivo che mi sono fatto in giro per l’Italia “io ed io”. Ci sono varie collaborazioni di qualche amico e per il resto da solo con l’appoggio di tanti beat maker, tanti personaggi che scrachtano forte. ‘A vodka aro’ stà?

D: Tante soddisfazioni anche con i Videomind. Penso sia l’unione di 3 personalità fra le più interessanti della scena rap. Tu, Paura e Tayone avete dato le basi per fare del rap “easy-listening” senza cadere nella banalità del “commerciale” continuando a lavorare con classe e senza dimenticare il vostro passato. Ma i Videomind come sono nati? E, oltre alle numerose date dal vivo, avete intenzione di continuare a produrre dischi? E quali sono le qualità che ammiri di più in Paura e Tayone?
R: Io e Paura siamo vicini di casa e quindi ci conosciamo da sempre. Lui ha iniziato a fare il rap nel ’90, io nel ’96. Tayone la stessa cosa. Entrambi hanno iniziato prima e Paura militava nei 13 Bastardi e Tayone lo ascoltavo negli Alien Army. Loro sono da sempre amici e hanno voluto fare questo progetto. Progetto più che gruppo perché ognuno si è fatto conoscere singolarmente e ora stiamo portando avanti questa “idea”. Per questo ognuno di noi continua a suonare da solo e con i Videomind. Mentre io ho sempre pensato a fare l’hip-hop underground soprattutto in dialetto, loro si sono esposti a questa cosa di voler accostare il rap alla musica elettronica e mi hanno chiamato ed è stato un onore. Il disco è uscito ad ottobre e a giugno dell’anno scorso è uscito “È Normale”. Nell’arco di un anno abbiamo fatto 6 videoclip, quindi si può dire che è stato un bel lavoro. Sicuramente ci sarà un nuovo disco e a breve uscirà un nuovo singolo, però prima ho delle cose da ultimare. Esce “I.E.N.A.” e poi un progetto nuovo con artisti hip-hop molto conosciuti, fra cui Fabri Fibra. Uscirà fra 6 mesi. Di Paura ammiro l’umiltà. No, nunn’è ò ver’ (ride). Di loro apprezzo sicuramente la professionalità e la scelta dei ristoranti prima di andare a suonare.

D: L’ECO/MUSIC Festival si pone come primo grande scopo, oltre a quello di diffondere buona musica sul nostro territorio, la sensibilizzazione della popolazione nei riguardi di questioni importanti legate all’ambiente. Tu come ti poni di fronte a questi argomenti?
R: Io sono una persona prima di tutto legata agli animali. Sono molto legato ai cani, ai gatti, alle iene e avendo questa sensibilità verso gli animali si riesce ad avere un rapporto con l’ambiente molto educato, nun facimm’e scustumat’. Siamo messi davvero male in Campania e forse solo voi a Salerno e provincia vi comportate meglio rispetto alla reatà di Caserta e Napoli. Forse è Salerno la città da prendere come esempio per quanto riguarda la bellezza e l’armonizzazione delle cose. Non che a Napoli non ci sia, ma purtroppo regna ‘a munnezza e lo dico da napoletano. Io la vedo come uno che gira l’Italia e non butta le carte a terra. Può sembrare una risposta banale, ma ne andrà per i miei figli. Saranno loro quelli che dovranno lottare, ma noi dobbiamo iniziare per primi.

D: Sei la dimostrazione che si può raggiungere un certo stato di successo e di popolarità senza scendere ad esagerati compromessi ma rimanendo quello che si è continuando sulla linea del “… cchiù underground r’e patane…” e puntando tutto sulle proprie doti. Vuoi dire qualcosa ai tanti che non ci credono e si rassegnano allo stato di cose che spesso è avverso alle realtà “emergenti”?
R: È brutto dirlo, ma i ragazzi che sono in giro adesso si sentono già arrivati e credono di poter uscire con un disco e che la gente lo conosca in tutta Italia in 10 giorni. La realtà è che bisogna girare, conoscere gente, entrare in contatto con altre realtà e accrescere la propria esperienza. Io sono sempre stato criticato perché ho fatto più strofe per i feat che per i miei pezzi. Io credo che fare collaborazioni e far girare i video sul net sia la chiave. Poi ti dico che io quando vado ad una jam io saluto tutti, la prima cosa è l’educazione. È importante rimanere con i piedi per terra e sperare sempre perché c’è gente che diventa famosa a 40 anni e poi se vogliono fare “gli underground” non si devono preoccupare di questo.

D: Molte collaborazioni con molti artisti nella tua giovanissima carriera, anche con band che si discostano leggermente dal rap. Saresti disposto a collaborare anche con progetti totalmente distanti dal mondo del rap e qual è il tuo rapporto con gli altri generi musicali? Sei un amante della musica a 360 gradi?
R: Io al primo posto metto Pino Daniele, poi Method Man e Afrika Bambaataa. Io da piccolo suonavo anche la chitarra quindi sono sempre stato legato ad un certo tipo di musica. Ascoltavo i Doors, Bob Marley, Nirvana, Pink Floyd. Sicuramente non sono uno che ha ascoltato solo il rap. Ovviamente conosco discografie intere rap rispetto a quelle di altri generi. Farei tranquillamente featuring con personaggi che non fanno parte del mondo dell’hip-hop. Per esempio ho collaborato con i 99 Posse che fanno crossover e ho partecipato al nuovo disco. Ho collaborato con Roy Paci, Patrick Benifei dei Casino Royale. Ben venga che mi chiamino gli artisti italiani che non fanno rap. Magari a collaborare con Pino Daniele o una con una voce come quella di Elisa. Ma vuoi mettere un rap fatto su un beat dei Neri Per Caso a cappella?!!

D: Sei un personaggio che è stato a stretto contatto con le realtà del Cilento. Hai fatto numerosi concerti qui e hai anche avuto esperienze lavorative in una delle moltre strutture turistiche di Marina Di Camerota. Quali sono gli aspetti positivi e negativi che hai colto “vivendo” il Cilento?
R: Io ho lavorato lì per un sacco di anni e nel Cilento ho lasciato un mio pezzo di cuore. Non dimenticherò mai le nottate magiche, il mare, il mangiare bene. L’unica cosa negativa è il traffico perché se non becchi la giornata giusta ti fai 3 ore di traffico per arrivare. In Campania, insieme a pochi altri posti, il Cilento è senza dubbio il top.

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