Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte II)

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Ostigliano e il culto di San Vito Martire tra fede e leggenda (Parte II)

La salita al cielo di San Vito. Il martirio di San Vito, secondo quanto ci narra la storia, nonostante l’uscita indenne alle diverse torture che il Santo subì, si concluse con la salita al cielo del fanciullo, avvenuta, sempre secondo la narrazione tramandataci nei vai martirologi, sulle rive del Sele.
Stremato dalle prove a cui fu sottoposto, insieme al precettore Modestus e la nutrisce Crescentia, nuovamente trasportato sulle rive del Sele, raggiunse la vita eterna.

La figura di Fiorenza e la sepoltura di Vito.
Prima di concludersi, la Passione di San Vito, mette in campo l’ennesima figura, colei che avrà il compito di seppellire i corpi di San Vito e i suoi “martiri custodi”.
Ancora una volta, è opportuno ripercorrere le tappe della Passio Viti: Per triduum autem superno munere aquilae custodierunt corpora eorum. Tertia uero die dum Florentia quaedam, illustris femina, secus locum gestaretur ab equis in basterna, super ripam fluminis Siler, subito exilientibus eisdem equis, quasi pauore quolibet territis, rapta est in modo mirabili in medium fluminis. Et cum coepisset mergi apparuit ei sanctus Vitus, ambulans super aquas. Ad quem Florentia ingenti clamore dixit : « Si angelus Dei es, libera me ». Cui beatus Vitus respondit: « Ego sum Vitus, a Domino, salutis humanae auctore et prouisore, transmissus, ut liberem te, quo sepelias corpora nostra ; et quaecumque in nomine saluatoris cum orationibus nostris petieris, impetres ». Et hoc ordine ab impetu fluminis erepta Florentia, collegit corpora sanctorum, et aromatibus condiens, sepeliuit ea in eodem loco, ubi requieuerunt, qui dicitur Marianus. ( Per tre giorni per volere di Dio le aquile custodirono i loro corpi. Il terzo giorno, però, Fiorenza, una nobile donna, che viaggiava lì vicino in una lettiga tirata dai cavalli, sopra la riva del fiume Sele, all’improvviso scivolati i cavalli, cadde in mezzo alla corrente del fiume. E mentre stava per essere sommersa apparve a lei San Vito, camminando sulle acque. A lui Fiorenza disse gridando: “Se sei un angelo del Signore, salvami”. Le rispose San Vito: “Io sono San Vito mandato dal Signore, artefice provvidente della nostra salvezza, a salvarti affinché tu seppellisca i nostri corpi. Otterrai qualunque cosa tu chiederai con le nostre preghiere nel nome del Salvatore”. Fiorenza, strappata con questo comando dall’impeto del fiume, raccolse i corpi dei Santi e cosparsili di aromi li seppellì in quel medesimo luogo, detto Mariano, dove riposarono.).

Ecco, dunque, la comparsa di Fiorenza, che avrà il compito, per volere dello stesso Vito e tramite intercessione di Dio, di dare sepoltura terrena al giovane martire.

Il luogo della sepoltura.

Nello stesso passo citato della Passione del Santo, riscontriamo anche i dati circa il luogo in cui San Vito fu seppellito, o meglio, dove esso indicò che vi fossero depositate le sue spoglie mortali : Et hoc ordine ab impetu fluminis erepta Florentia, collegit corpora sanctorum, et aromatibus condiens, sepeliuit ea in eodem loco, ubi requieuerunt, qui dicitur Marianus.
Fu lo stesso Vito, dunque, ad indicare il luogo in cui doveva giacere il suo corpo su questa terra, un luogo  qui dicitur Marianus.

E questo luogo prescelto è a tutt’oggi sconosciuto ed avvolto nel mistero fra leggenda e storia. Nel corso dei secoli sono state avanzate diverse ipotesi a riguardo, ma nessuna di esse sembra prevalere sull’altra. Tuttavia, si è spesso associato il luogo dei suoi ultimi attimi di vita (le rive del Sele, ove sorge il Santuario noto come “San Vito al Sele” o più comunemente come “San Vito alla piana”) a quello della sepoltura, ma, come ci indica la stessa Passio, è probabile che così non fu.

Nei diversi documenti, riguardanti le gesta di San Vito, non è possibile stabilire l’allocazione esatta di questo luogo, tuttavia, è ricorrente l’ipotesi che esso sia da identificare con qualche angolo dell’odierno Cilento. Tra di esse, si ipotizza che vada ricercato fra le alture del Calpazio, la corona montuosa che fa da cornice all’attuale comune di Capaccio, nell’agro in cui sorse la colonia di Paestum; ne tanto meno è possibile soffermarsi su quest’unica direttrice, poiché, secondo i resoconti di altri studiosi, spesso il luogo qui dicitur Marianus, viene collocato altrove.
Per esempio, nello scritto dell’autorevole storico locale, Pietro Ebner “Chiesa, baroni e popolo nel Cilento”, alla voce Magliano si legge: Mallius o Manlius, Mallianum, Malianum, Maglianus e poi Malgiano, identificando, successivamente, tale luogo come il Marianus della leggendaria storia di San Vito.
A Felitto, invece, nei pressi del fiume Pietra, sorge una piccola costruzione ecclesiastica dedicata prorprio a San Vito, presumibilmente nel chiaro intento di ricostruire il luogo del martirio.

Del resto, il territorio attualmente ascritto come “Cilento”, è ricco di luoghi definibili “mariani” dettati dalla presenza di numerosi santuari e chiese dedicate alla Vergine Maria. Alle pendici delle stesse altura del Calpazio, per ulteriore esempio, si trova il santuario noto come “Madonna del Granato”.
E ancora, anche ad Ostigliano, si trova un luogo mariano, identificabile con la piccola cappella dedicata alla “Madonna del rito”, situato sulle rive dell’Alento. Dunque, quest’ultimo esempio, ha due connotati essenziali per essere candidato come presunto “marianus” in cui San Vito potrebbe avere avuto la sua sepoltura: il luogo qui dicitur Marianus per l’appunto, e la sua prossimità ad un fiume, questa volta non il Sele ma l’Alento.

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