Il disagio è una normale passeggiata. Seconda parte

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Il disagio è una normale passeggiata. Seconda parte

Il percorso nel disagio conduce dritti al paese di Marina di Camerota. Via Bolivar è la strada principale e sede di diverse attività commerciali. Da qui passano tutti. E a dire la verità passa perfino un corso d’acqua. Si, un fiumiciattolo in pieno centro!

Il corso d’acqua è causa di una serie di perdite che si alternano, derivanti sempre dalla stessa tubatura, ormai incapace di sopportare la forte pressione di tutti i recenti collegamenti fatti dalle abitazioni di via Bolivar durante gli ultimi anni. I commercianti non sopportano più questa situazione e cercano continuamente chiarimenti. Parrilli, un tecnico, ai microfoni di una tv locale si è espresso in modo chiaro:”Abbiamo la proprietà della rete idrica e comunale, perchè tutte le reti di distribuzione all’interno dei comuni, sono comunali, il Consac deve provvedere alla manutenzione ordinaria che significa riparare le perdite sulle tratte che sono in condizioni tecnicamente idonee, quando una condotta come via Bolivar mi fa’ 100 perdite al mese o in un certo periodo e non basta perchè se ne creano 200 il giorno dopo, vuol dire che la condotta non è più in grado di essere gestita, ma va sostituita integralmente. Questa sostituzione integrale è a carico del Comune, quindi è inutile andare a riparare le perdite che si vengono a formare, perchè se io oggi riparo la perdita o le tre perdite, dopodomani se ne riformano altre tre, poi ne riparo altre tre e il giorno dopo se ne verranno a formare altre cinque e così via. Quindi è un circolo vizioso senza fine, per cui abbiamo scritto una serie di raccomandate da tre anni ogni 2 o 3 mesi dicendo alCcomune che quella linea va assolutamente sostituita senza mezzi termini”.

Pare che dopo mesi di sollecitazioni e indecifrabili metri cubi di acqua sprecati (pensate che in provincia di Avellino, precisamente a Greci, un paesino di 946 abitanti, non hanno mai visto l’acqua potabile), il Comune ha deciso di sostituire l’intera tubatura, cercando così di risolvere il problema in maniera definitiva.

Il lungomare Trieste è sicuramente il luogo estivo più frequentato. Negli ultimi anni appare sempre più trasandato e poco curato. Il muretto che divide la strada dalla passeggiata, presenta muffa e sarebbe sicuramente da riverniciare. Le mattonelle in cotto sono rialzate  e per la maggior parte da sostituire. I contenitori per la raccolta dei rifiuti sono sicuramente inappropriati. Qui giù il tempo sembra essersi fermato. L’orologio posizionato appena vicino il distributore di benzina, pare confermare questa tesi. Fermo lì, ormai, da più di 10 anni. Su quell’orologio molti contratti pubblicitari, quindi “non” può essere rimosso.

Il porto, per un paese come Marina di Camerota, è di importanza fondamentale, sicuramente indispensabile.

Ma, ahimè, forse questa riflessione non è condivisa da tutti. La zona porto non si presenta per niente bene agli occhi dei turisti. Per dividere lo spazio di concessione demaniale dalla strada, hanno pensato bene di usare dei “panettoni spartitraffico” di colore giallo, davvero impresentabili. Inoltre i lavori per l’ampliamento, eseguiti nel 2005, non sono andati sicuramente a buon fine. Ora, se si nota bene, nel mezzo del porticciolo, un nuovo braccio di pietre tenta ogni giorno di arginare o perlomeno placare le mareggiate. Ma, puntualmente, in piena stagione invernale, il mare arreca seri danni ai pontili e alle imbarcazioni presenti nel porto di Marina di Camerota. Per concludere il discorso “porto”, come si può non citare il famosissimo “carroponte” e il “centro visite”, definiti spesso dai cittadini come “opere inutilizzate”. Sul social netowork Facebook, si legge a riguardo:”Sono solo il frutto di progetti screanzati, e accettati in contropartite per guadagnare a vicenda!”, i cittadini non guardano sicuramente con buon occhio questa situazione.

Sul braccio destro del porto, cioè il molo di frangiflutto più lungo, quando hanno effettuato i lavori per l’ammodernamento, l’amministrazione (una fra quelle passate), pensò bene di costruire dei locali/magazzini. L’idea di utilizzare questa struttura come mercato ittico, oppure destinare i locali ad attività commerciali, durò ben poco. Presto gli immobili sono stati abbandonati per la maggior parte, alcuni affidati a pescatori per la custodia dei materiale da pesca, altri allestiti con attrezzature costosissime (impianto di desalinizzazione dell’acqua di mare, nastri trasportatori per mercati ittici), invece il terrazone appena sopra la struttura è diventato teatro di murales e scritte tipiche dei ragazzini innamorati!

Camminando sul braccio lungo del porto, è possibile ammirare un’altra opera inutilizzata, distrutta ormai dal moto ondoso del mare. Lo scalo per l’aliscafo è ancora lì. Arruginito e non più sfruttabile, costruito e mai usato. Un cittadino di Marina di Camerota, circa un anno fa’, ha inviato una lettera alla nostra redazione colma di domande, in cerca di risposte mai pervenute

Eccola qui di seguito: “Facendo una passeggiata, come sono solito fare tutti i giorni, tra Lentiscelle e la spiaggia Calanca, con i miei amici ci siamo diretti sul molo di sopraflutto del porto di Marina di Camerota, e arrivati nei pressi della pensilina d’attracco dell’aliscafo, la trovo ancora com’è stata ridotta dalla mareggiata di circa cinque mesi fa. Nonostante sia costata molte migliaia di euro, giace ancora così, divelta dalle onde che purtroppo entrano nel porto. Nell’attesa di una verifica? Ma da parte di chi? Quando poi,visto che siamo a maggio, ormai alle porte dell’estate. Nessuna, dico nessuna delle istituzioni, vedi amministrazione comunale, opposizione, associazioni portuali, abbia mai segnalato il danno e la necessità di ripararlo. Forse che l’arrivo dei turisti tramite aliscafo o motonave non interessa a nessuno! Tanto siamo già pieni dei turisti che ci raggiungono via terra, (sperando che non crolli prima la strada del Mingardo ndr)mi domando che fine faranno gli ultimi pezzi rimasti? Dovremmo aspettare le prossime mareggiate affinché tutto scompaia, vedi funzionalità dei locali portuali e relativa illuminazione, vedi ponte sollevamento barche, a chi serve? Vedi centro visite, posto sbagliato, ma servirà a qualcosa almeno? Quanto dovranno pagare i cittadini di Camerota per opere incompiute o non servibili? Non vorrei che Camerota vivesse nell’apatia fino a rendersi schiava dell’ozio”.

Come già evidenziato in diversi articoli, Marina di Camerota è sicuramente un paese con una grande storia calcistica alle spalle. L’impianto sportivo “Leon de Caprera”, però, peggiora di anno in anno.

Il campo si presenta agli occhi di tutti come un rettangolo di sabbia e terra che poco ricorda un impianto calcistico. Il terreno di gioco del “Leon di Caprera” ha una compattezza insufficiente, è dislivellato ed è privo di sabbia, “sembra di giocare sul cemento”, rivelano alcuni ragazzi, e continuando affermano: “Che agli inizi di giugno, quando il campo deve essere preparato per servire da parcheggio per le automobili, devi vedere come si sbrigano a pulire tutto, a togliere le reti dalle porte! Il bello arriva a settembre, quando il campo dovrebbe servire a noi: non ci sono le reti delle porte, un palo è piegato, gli spogliatoi sono inagibili, sugli spalti è pieno di vetri e spazzatura e infine anche le panchine sono distrutte”. Quest’inverno l’impianto a subito seri danni, causa lo straripamento del fiumiciattolo che costeggia il campo da gioco.

Un passo indietro.

Marina di Camerota ha una storia calcistica molto lunga e il campo sportivo ha occupato sempre un ruolo da protagonista. Ai tempi di Mauro Boschini presidente, quando la squadra locale vinse il campionato di Promozione, c’era bisogno di un impianto nuovo. Tutti daccordo, il presidente era disposto a mettere a disposizione una bella somma di denaro per rimodernare l’impianto, ma nessun altro volle contribuire al progetto, cosicchè non se ne fece niente. La squadra di Marina dovette vendersi il titolo del campionato di Eccellenza, al Sapri calcio 1928, che ora milita in serie D.

Più recente invece è l’idea di trasferire il campo nella zona alta del paese, lì dove giace immobile il “palazzetto dello sport”, casomai adottando l’erba sintetica, come in molti paesi cilentani, Torre Orsaia, San Mauro Cilento e Casalvelino fra questi. Ma anche questa idea sembra essere rimasta sempre tale, nonostante possa risolvere molti problemi.

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